“L’abisso” è una parola importante, profonda, carica di significato e misteriosa perché è un luogo di eccezionale profondità che può avere un aspetto anche pauroso quando non si conosce cosa c’è oltre.
Così si chiama lo spettacolo teatrale che domenica 9 febbraio DAVIDE ENIA ha presentato al paese di Marradi, come primo evento organizzato dalla Comunità di Sasso per festeggiare i suoi 40 anni.
Solamente due presenze hanno riempito il palco del Teatro degli Animosi: Davide e il suo compagno di scena, Giulio Barocchieri, accompagnatore musicale dello spettacolo.
Con molta semplicità hanno presentato un monologo che ha toccato uno dei temi più discussi in Italia: gli sbarchi delle imbarcazioni che quotidianamente attraversano il Mediterraneo con a bordo centinaia di persone per approdare nell’isola di Lampedusa.
L’impatto emotivo che si raggiunge sul palco grazie alla gestualità di Enia e alle musiche di Barocchieri è altissimo. Il coinvolgimento è tale che ci si ritrova immersi nelle notti fredde del mare in piena attività di soccorso. Combatti con i più fortunati e fisicamente resistenti, combatti con la pioggia e il mare in burrasca
Condividi la tragicità della scelta a cui ogni soccorritore è sottoposto quando deve decidere chi salvare.
Davide ci ha raccontato la sua esperienza a Lampedusa, e le storie reali dei soccorsi vissute attraverso gli occhi di due suoi amici e dei testimoni diretti, quelle storie che noi siamo solo abituati a sentire ai telegiornali e a pensare che siano altro da noi.
Ma “L’abisso” è anche un viaggio transgenerazionale, vissuto attraverso il rapporto, intenso e silenzioso di Davide con suo padre, uomo di poche parole ma quasi sempre presente accanto al protagonista nei viaggi a Lampedusa, con cui condivide quel senso di impotenza e di tristezza che ci avvolge quando si vive così vicini a quel limite tra la vita e la morte.
Credo che “l’Abisso” possa significare tante cose per noi.. che viviamo in quella parte del mondo che non deve scappare dalla propria casa e dalle bombe .
E allora, abituati a vivere solo nella nostra zona comoda, rischiamo di pensare di essere lontani rispetto ai bisogni dell’altro che ci chiede e ci implora solamente una mano per poter vivere.
La mia mano può fare la differenza per qualcuno che nell’abisso sta cercando un po’ di pace e lotta per la vita.
Qualcuno potrebbe obiettare che a Marradi uno spettacolo che affronta gli sbarchi dei clandestini africani a Lampedusa possa essere fuori contesto e quindi poco importante.
Penso che invece la scelta della Comunità e di Ruggero Sintoni sia stata quella di regalare una condivisione di esperienze e di responsabilità che facendole nostre ci aiutino sempre di più ad allenare il muscolo del cuore ad essere pronto a scaldarsi e a farsi vicino a quello degli altri andando oltre a tutte le circostanze.
Un regalo prezioso che, chi ha ascoltato la sera del 9 febbraio, non può non aver ricevuto..
Marradi, la Toscana, la Romagna, Lampedusa, il Mediterraneo, l’Africa sono tutti collegati attraverso le persone e le esperienze che questi vivono intrecciando le loro vite nelle maniere più casuali …ogni volta che incontriamo qualcuno che con consapevolezza e amore ci accoglie, stiamo vivendo un regalo che allarga gli orizzonti della nostra vita e ci invita a moltiplicare questo dono, sfidando l’abisso.
Beatrice